![]() - Titolo: "Il mestiere di sognare" - Tratta dal sito: http://www.favolemusica.it - Pubblicata: Thursday 12 April 07 19:57 - Link alla Pagina: http://www.favolemusica.it/NEWS/view.php?id=12 |
Credo ci sia un errore che tutti, inevitabilmente, commettiamo e che solo in rari ed eccezionali momenti di serenità ed obiettività, riusciamo quantomeno a riconoscere se non proprio ad evitare: credere che per capire meglio una qualsiasi cosa o situazione sia necessario avvicinarsi quanto più possibile ad essa. Vale anche per la risoluzione di un problema o per la comprensione di un rapporto, umano o sentimentale. Non parlo di coinvolgimento emotivo o personale, teoria banale quanto veritiera in molti casi, intendo proprio una “vicinanza” fisica, reale ad una qualunque questione, misurabile in metri o chilometri magari…è bello provare a fare della filosofia, fin quando non si esagera…allora ti faccio degli esempi concreti: prendi il traffico dell’ora di punta (ma quali sono oramai le ore non di punta?) di una città media…se lo vivi quotidianamente e ci sei in mezzo, può farti innervosire, stressare, tossire, arrabbiare…ma finché non ti allontani abbastanza da poterlo “vedere” in tutta la sua mostruosa potenza, finché non ti accorgi che quella città è praticamente schiacciata e totalmente occupata da mezzi in movimento o posteggiati, senza un attimo di tregua, finché non vedi veramente in una orrenda panoramica a distanza, che cosa è quell’ammasso di lamiere e gomme e tubi di scappamento…credimi, finisce che non senti neppure più il puzzo tremendo dell’aria avvelenata che hai intorno e che “respiri” ogni giorno…Ecco qual è la vera tragedia di questo tempo: nascere in “cattività”…nascere cioè già dentro, immersi nella puzza, nello smog, nel catrame, nel cemento, nella pubblicità a ripetizione di automobili d’ogni tipo e marca…e come si sa, l’animale che nasce in cattività difficilmente muore in un’altra condizione, cioè libero…Ho preso questo esempio delle auto e del traffico cittadino perché mi colpisce e mi rattrista profondamente, ma potevo farne molti altri…l’informazione mediatica, tutta (o quasi) cinica, immorale, meschina, fredda, spietata, capace oramai solamente di divorare e vomitare cose, persone, storie e destini nel tempo di un respiro, in nome di una assurda concorrenza, spesso utilizzata per mascherare un vero e proprio imbarbarimento civile…La televisione, colma di programmi tutti (o quasi) uguali, volgari, fasulli e vuoti nei talenti e nei contenuti…Lo sport, in Italia il calcio in particolare, divenuto oramai da tempo terra di conquista per sponsor ed affini, sputtanato da giochi di potere tanto disgustosi quanto evidenti..e poi da doping e droga…E in mezzo ad un mare di cacca come questo hai voglia a capire e distinguere le cose, le storie e le persone (ancora) pulite… E a capire ed accettare i cambiamenti, l’integrazione di razze e culture, la realtà di un mondo intorno che davvero sta cambiando, ancora e maledettamente sullo sfondo di guerre, bombe e atrocità senza senso. Ecco perché l’unico modo per provarci, a distinguere, è allontanarsi un po’, un bel po’…dove si possa appunto “fisicamente”, così da vedere coi propri occhi… e dove non è possibile in tal senso, almeno farlo con la mente, con l’anima…magari attraverso un libro, un film, una poesia, una canzone. Lo so, al nostro “ritorno” non sarà cambiato un bel nulla…lo so, maledizione…ma magari ci sentiremo un po’ più consapevoli e questo ci farà guardare negli occhi nostro figlio o nostra nipote con un filo in più di speranza ed uno in meno di vergogna…e se lui o lei dovessero accorgersene può darsi che in qualche modo ce ne chiedano il motivo di quel cambiamento…e così a noi potrebbe addirittura venire il coraggio di provare a spiegarglielo e allora…si… ma forse sto sognando…del resto è il mio mestiere. Genova, oggi è giovedì 12 aprile 2007, almeno per questa parte di mondo. Io mi chiamo Andrea, scrivo canzoni, poesie e favole e volevo ringraziare te per esserti fermato un poco qui con me, fra le praterie delle mie parole. Chiunque tu sia, ovunque tu vada, buona fortuna. E torna pure quando vuoi. Passo e chiudo (per ora). STOP ANDREA BIANCO Pagina tratta dal sito Favole e Musica di Andrea Bianco - Tutti i diritti riservati |