Flebile grido [29 Jun 07 15:18 by Andrea Bianco]
Un paio di giorni fa mi è capitato di rivedere in tv, il frammento finale di un meraviglioso film italiano della fine degli anni settanta: “Finché c’è guerra c’è speranza”…purtroppo, essendo un bambino quando la pellicola uscì per la prima volta, ancor oggi ignoro, colpevolmente s’intende, sceneggiatori e registi della stessa…prometto che colmerò al più presto quella che ora so essere davvero una grave lacuna per me e la mia cultura di base. Dicevo che non conosco gli autori ma, come praticamente qualunque altro cittadino italiano ed oserei dire del mondo, certamente l’attore protagonista si: non scopro davvero niente citando una delle infinite prove d’attore del grandissimo Alberto Sordi, ma lo dico uguale perché mi fa piacere…in breve la storia trattava di un imprenditore romano piccolo borghese che trova nella sua “seconda attività”, il commercio d’armi illegittimo e di contrabbando, una decisamente interessante fonte di arrotondamento, rispetto al proprio onesto e modesto primo mestiere di produttore di pompe idrauliche industriali…in pratica tutte le cosiddette “piccole guerre” sparse per il globo, soprattutto quelle dei popoli più abbandonati e disperati del terzo mondo, fanno via via la fortuna del nostro, consentendo a lui ed alla sua famiglia (moglie, tre figli adolescenti e nonno), una vita fatta di ville con piscina, auto fuori serie, gioielli, vestiti di lusso, eccetera, eccetera…Ovviamente il giorno terribile in cui il solito scandaletto all’italiana, fatto di titoloni sulle prime pagine dei quotidiani, indignazioni pronte e variegate dal Vaticano al parlamento e tanto, tantissimo fumo e nessunissima (!) conseguenza seria, fa trapelare la sconvolgente notizia, proprio i familiari dell’imprenditore insorgono contro di lui accusandolo di cinismo, cattiveria e nazismo…l’uomo prima subisce gli insulti in silenzio poi reagisce dichiarandosi disposto ad abbandonare quel “dopo lavoro” tanto squallido e vergognoso, per tornare alle sue normali attività imprenditoriali, chiarendo naturalmente però che certi privilegi dovuti alle ingenti somme di denaro guadagnate con l’altro “infame mestiere”, devono forzatamente concludersi…tutti si zittiscono e restano pensierosi e allora il protagonista prega la moglie di consultarsi con gli altri e di decidere se lui deve continuare a “vergognarsi ma guadagnare di più” oppure no…se sarà valida la prima decisione l’uomo deve essere svegliato entro le otto e trenta per partire verso quei paesi martoriati in cerca di “affari”, altrimenti può riposare di più…verrà destato alle otto e un quarto… Oggi, anno occidentale 2007, la triste, drammatica e beffarda attualità di quel film è maledettamente straordinaria…non tanto per il commercio d’armi che nel frattempo è diventato tutto, o quasi, definitivamente legittimo e “fatturato” (c’è pure chi, pur di scatenarla una guerra, si inventa commerci d’armi inesistenti…) , ma semmai, soprattutto per la nostra consueta e sistematica abitudine di ignorare la realtà e l’evidenza assurda e gigantesca di certe secolari ingiustizie umanitarie (la fame nel mondo?..O la sete…), semplicemente tenendoci aggrappati stretti ai nostri magnifici e rilucciccanti tesori, fatti di lusso superfluo, opulenza mal distribuita e tecnologia esagerata, dannosa per l’ambiente ed esasperante…e poi è così facile sentirsi meglio o addirittura completamente sollevati, costituendo o finanziando le solite innocue e benemerite associazioni di volontariato, sempre pronte a sostituirsi a istituzioni distratte o totalmente assenti…per non parlare delle sempre presenti e mai altrettanto trasparenti associazioni cattoliche e religiose…basta una piccola offerta, un otto per mille, o cinque o quanto cavolo è, un “giorno da poveri”…per lavarsi la coscienza e non mollare mai nemmeno un privilegio delle miriadi che abbiamo accumulato da queste “fortunate” parti…mi spiace sinceramente se qualcuno, qualcuno che seriamente crede in quello che fa, si sentirà ferito ed offeso da queste mie parole, se in qualche modo avrà la ventura d’incontrarle e di leggerle…ho amici anche cari che fanno parte del mondo del volontariato e di quello cattolico e rispetto loro e le loro scelte profondamente, perché so che sono autentiche…ma in coscienza, la mia, che è l’unica che conosco ed a cui devo veramente rendere conto (chiedo perdono), non riesco assolutamente ad approvarle né condividerle…fare, come si dice, di tutta un’erba un fascio non è mai corretto ed infatti cerco di non farlo mai, non certo in questo caso…semplicemente e ancora una volta, da queste sconosciute acque virtuali del mio “Diario”, flebilmente grido la rabbia ed il disprezzo verso una società, la nostra, sempre più egoista, meschina ed ipocrita, che non conosce altro modo che non sia quello di una “carità” fasulla e di comodo nel peggiore dei casi o studiata e di parte nel migliore, per nascondere tutto lo squallore della sua tragica iniquità umanistica prima ancora che politica, civile, religiosa ed economica…Davvero questo è l’orribile prezzo da pagare alla “libertà di pensiero”?…Se fosse veramente così, chiedo perdono ai martiri dell’umanità di ogni tempo e luogo, martiri, non eroi, che per quella libertà preziosa, hanno, in un modo o nell’altro, sacrificato se stessi e la propria vita. Genova, oggi è venerdì 29 giugno 2007, almeno per questa parte di mondo. Io mi chiamo Andrea, scrivo canzoni, poesie e favole e volevo ringraziare te per esserti fermato un poco qui con me, fra le praterie delle mie parole. Chiunque tu sia, ovunque tu vada, buona fortuna. E torna pure quando vuoi. Passo e chiudo (per ora). STOP ANDREA BIANCO



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