IO SONO WILLY [06 Mar 10 17:03 by ANDREA BIANCO]
Per una volta scriverò in "terza persona"... e il motivo è solo che penso che valga la pena provare a dare voce a chi non né ha e non può mai averne. E perchè spero che un giorno, un'onda anomala gigante, invece di abbattersi su povere popolazioni, deboli ed indifese, si porti con sé, come per magia, tutti quei miserabili esseri (umani) capaci di trovare la crudeltà di abbandonare il cane che fino a quel momento non ha vissuto che per loro. Se siete fra questi ultimi vi auguro buon bagno, altrimenti benvenuti e buona lettura. And "Sdraiato, tramortito, accaldato, dolorante. Mi ritrovo così, senza il minimo ricordo di come ci sono finito, ai bordi di una strada larghissima, assolata e piena di mostri colorati e rumorosi che vanno continuamente avanti e indietro, senza sosta, senza pace, senza respiro; ecco, adesso è proprio quello che mi manca… il respiro. Non riesco davvero a rammentare niente, non so chi sono, cosa faccio… non so neppure come mi chiamo. Chissà, forse è veramente questo il mio problema… forse ho perso la memoria… eppure qualche fievole immagine se mi sforzo riappare fra i miei pensieri storditi, annacquati, confusi… è una sensazione, lontana certo ma vibrante, reale, come… come un odore. Un odore che qui non posso sentire, perché l’aria attorno a me è bollente, pesante e avvelenata… e non tira un filo di fottuto vento. Provo a rimettermi in piedi e mi pare di avere sulla schiena una montagna intera… mi tiro su e cado… di nuovo uno sforzo tremendo, ma in un attimo, senza quasi accorgermene, sono un’altra volta a terra. Maledizione, questa è l’ultima, lo giuro… dai... forza... forza! Finalmente, pure tremando e ansimando come non mai, ce l’ho fatta. Ora però viene la parte più difficile. Devo riuscire a muovermi, a camminare. E soprattutto devo decidere da che parte andare. Ed è questa la cosa meno semplice, al di là dei terribili dolori che mi tormentano alle ossa, ai muscoli e agli occhi, fin dal mio risveglio, solo in mezzo a questo inferno di fumo, chiasso, luce e desolazione. Perché non ho alcun riferimento, di nessun genere, se non una paura quasi istintiva di quelle cose veloci e strillanti, che ininterrottamente continuano a sfrecciarmi accanto senza alcuna attenzione o preoccupazione… come se non esistessi o come se fossi una pietra o un ciuffo d’erba morta. Ma io sono qui e sono vivo, questa è alla fine l’unica cosa che so di per certo, almeno per ora. Mi volto e dietro di me posso chiaramente vedere uno strapiombo, un burrone di alberi e di rocce profondissimo e spaventoso, dal quale mi divide una specie di barriera bassa, rigonfia e tagliente, che se solo sfioro per sbaglio, mi brucia addosso come fiamme ardenti. Ho sete, forse ho anche fame… potrebbero essere giorni e giorni che non bevo e non mangio, o magari solo qualche ora… non ricordo, non ricordo niente…niente. Ma resta il fatto che ho la lingua e il palato talmente secchi che quasi non riesco più a chiudere la bocca e a deglutire. Mi gira la testa e sento che se non proverò a muovermi subito non riuscirò a farlo mai più e morirò qui, accartocciato su me stesso come un sacco vuoto, in un posto che non conosco, sotto un sole che non conosco. Ma prima di risvegliarmi qui, la mia vita era diversa e da un’altra parte… lo so, lo sento… ma non riesco a ricordare. Perché… perché? Cosa mi è successo veramente… e chi ha rubato i miei ricordi? Non ho scelta. Devo vincere la paura e lanciarmi in mezzo a quelle maledette bestie urlanti… magari quando mi vedono di fronte che mi muovo a fatica, si fermano e mi lasciano passare… perché dall’altra parte della strada c’è come uno spazio più grande e diverso, dove quei cosi non si muovono di continuo, anzi spesso stanno fermi immobili. Così potrò guardarmi intorno con più calma e cercare anche solo una pozzanghera d’umidità per bagnarmi la lingua che non sento quasi più. E se le forze me lo consentono, potrei addirittura cercare qualcuno, per provare a dirgli che mi sono perso, che non ricordo nulla di me e della mia vita prima di adesso a parte… quell’odore, sempre lo stesso e, non capisco perché, improvvisamente più intenso, più presente, più forte… ecco, ora comincio a rimettere a fuoco qualcosa… una voce, una mano… un nome forse… ma è così difficile e c’è un calore, una luce accecante… oh cavolo, questa proprio non l’avevo vista… mi blocco all’istante, ma lo spavento mi fa cascare a terra, un passo prima di arrivare all’altra sponda… ti prego fermati, non venirmi addosso… se mi dai un secondo mi rimetto in piedi, mi basta solo un passo… ti prego… no! Un boato sordo, poi il silenzio più assoluto. E il chiarore accecante in un attimo si fa buio, freddo e nero… mi sento come sospeso, rintontito e … assonnato! E’ tutto assurdo e indefinibile per un interminabile istante… poi di nuovo l’odore, la voce, la mano, il nome. Il mio nome! Io mi chiamo Willy, io e nessun altro. Mi stiro, riapro gli occhi e di fronte a me c’è lei che con quel suo inconfondibile profumo di pelle e di fiori che mi sta carezzando la testa con tutta la dolcezza di cui è capace. Ci troviamo in mezzo ad un piccolo praticello verde, umido e ombreggiato, dove tutte le mattine l’aspetto quando va via, seduto accanto alla mia cuccia, sempre con la stesso, strano e sottile terrore che non ritorni più. Invece ritorna ogni volta e ogni volta non so trattenermi e cerco di abbracciarla anche se non ci riesco e le grido tutta la mia gioia e la mia felicità, non per il mangiare che mi da o l’acqua che mi lascia bere… ma solo e soltanto per il fatto di poterla rivedere, bellissima, dolcissima. E mia. Fin dal giorno in cui venne a prendermi in quel posto che c’erano tanti altri come me, nel quale davvero, non avevo altro scopo se non quello di aspettare di mangiare, di bere, o di andare a fare pipì e popò, quasi sempre con una voce e un odore differente al mio fianco. Poi finalmente è arrivato il mio angelo, per il quale mi farei uccidere se fosse necessario e tutto è cambiato. Tutto, ma non quei maledetti incubi, da cui mi risveglio turbato, strambo e, almeno per qualche minuto appresso, come schiacciato da una malinconia e da una rabbia mute e devastanti dentro di me. Ma lei non dovrà mai saperlo, nemmeno sospettarlo finché avrò un alito di vita. La vita che in un tempo ormai lontano, lo so, avevo regalato felice e convinto, a qualcuno che non ricordo e che non voglio ricordare mai più. E che adesso è solo sua, che ne potrà disporre per come le piace, ora e fino all’ultimo dei miei giorni."



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